Ken Follett,
Il Cerchio
dei giorni,
Mondadori,
settembre 2025, traduce Annamaria Raffo.


Ken Follett, Il Cerchio dei
giorni, Mondadori, settembre 2025, traduzione di Annamaria Raffo.
Perché ho voluto leggere Il cerchio dei giorni di Ken Follett?
Invidia che è cresciuta
quando ho letto nel risvolto di copertina che l’Autore ha 38 libri pubblicati e
oltre 198milioni di copie vendute. Altro motivo perché nella cover c’è
Stonehenge e ritenevo di capire l’origine di questo sito di 2500 anni or sono.
Alla fine della prima pagina,
alla ventunesima riga, dopo aver pensato che Follett stesse troppo divagando ho
scoperti questa frase a proposito della famiglia del primo protagonista che ci
viene raccontato cioè Seft e la sua famiglia di cavatori di pietre. “la selce
era la più dura tra le pietre e il padre di Seft aveva il cuore duro come la
selce”. Non solo poco dopo in questo gruppo familiare, padre e tre figli,
diretto a Stonehenge per il Rito di Primavera quando si scambiavano manufatti,
Seft che aspirava a rivedere Neen cui aveva sempre pensato dopo averla vista
l’anno prima, sarà duramente percosso dal padre fino a dover camminare carponi.
Seft fuggirà e cercherà lavoro altrove per riprendersi e poi poter
ripresentarsi a Neen.
Altre storie s’intrecciano
intorno al primitivo monumento di Stonehenge costruito in legno e che verrà
dolosamente bruciato sullo sfondo di tre gruppi che interagiscono in quel
contesto primitivo: i coltivatori cui appartiene Neen, i pastori e gli abitanti
della foresta. Un’altra coppia di giovani è destinata a prendersi la nostra
attenzione di lettori, quella di Pia e di Han fratello di Neen che da
giovanotto è un uomo biondo dai grandi piedi. E sorella di Han è Joia una delle
giovani sacerdotesse che presiedono ai riti di Stonehenge.
Ma sui coltivatori grava
l’ombra del despota Troon. A lui sa tener testa Ani madre di Neen. Sogno di
Joia è ricostruire in pietra Stonehenge e troverà un forte alleato in Seft che
dopo essersi unito a Neen ed aver avuto con lei tre figli sarà membro
rispettato del gruppo dei coltivatori.
L’idea vincente per il
trasporto di quelle pietre megalitiche viene a Joiar: reclutare i visitatori al
Rito per farsi aiutare.
In questo contesto primitivo,
tanto lontano da noi nel tempo, prevale la legge del taglione, dell’occhio per
occhio e dente per dente e uno degli esecutori buoni sarà Betz, solito a
ripetere: “c’è sempre una compensazione, gli Dei esigono una compensazione”,
intendendo però che ad una morte violenta si doveva rispondere allo stesso modo.
Anche lui dopo aver portato a termine una giusta vendetta soccomberà e sarà
riconosciuto per la collana di ossi che portava al collo.
portato a termine una giusta
vendetta soccomberà e sarà riconosciuto per la collana di ossi che portava al
collo.
Prima del cristianesimo, in
questo contesto antico esisteva sì l’amore ma anche una fruizione del sesso
indifferentemente tra uomini e donne.
Non a caso Joia s’innamorerà
di una giovane donna dei pastori che poi diventerà sacerdotessa come lei. Infine Seft e Joia riescono a ricostruire in pietra
Stonhenge, pur se si rifaranno vivi i due fratelli di Seft cui lui troverà un
posto dove poter
cavare selci (non tutti i luoghi infatti sono adatti a
ciò), ma questi si introdurranno nella sua casa per derubarlo prima di essere
cacciati una volta per tutte.
Insomma il racconto è pieno di colpi di scena fino alla fine
quando le sacerdotesse sono ormai diventate un centinaio e per il rito di
Primavera danzano e cantano. La chiusa è questa: “la sommità del sole comparve
all’orizzonte. Lentamente salì e la sua luce tinse di rosa le belle pietre… e
le sacerdotesse tacquero. Il sole era sorto e tutto andava bene”.
Sono 699 pagine che ho letto
in due giorni, io che leggo tutto di un libro, riga per riga e non me ne sono
staccata, un po’ come quando da ragazzina lessi Robinson Crusoe o I
tre Moschettieri o perfino Angelica la Marchesa degli angeli da cui
furono tratti numerosi film. Mi ha preso l’arte dello scrittore e cito solo
questa frase: “sai certe volte le donne dei pastori vogliono far sesso con gli
abitanti dei boschi”. “Che schifo! Sono così brutte, con quei loro nasi
appuntiti e gli occhi slavati”. “E hanno le gambe magre come quelle dei cervi”.
Ed ho anche imparato da un
barbecue antico acceso in questo contesto: bisogna spegnere il fuoco sotto il
maiale (era questa la carne cucinata) perché è meglio fermare la cottura sotto
la carne un bel po’ prima di tagliarla.
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