INDICE
1) Jimmie Moglia, La guerra dei cento anni e la guerra delle
due rose
2) Nicolò Scialfa, Giacomo Tiltegard Leopardi, 26 aprile 2019
3) Antonio Caprarica, Elisabetta per sempre regina (2021
Sperling & Kupfer)
4) Italo Rocco, Il Canto dell’Umanità (1972, Grafica Jannone
Salerno) e rivista Sìlarus.
5) Pietro Rocco, Direttore responsabile Sìlarus, Due video e
immagini del buongiorno.
Il titolo di questa pagina non è caso. Nel mio ultimo
libro <<Voler scrivere>>, edito in questo 2021, ho scritto nella
‘Premessa’ che ho sempre vissuto in un recinto (scuola, casa, famiglia) cosa
che succede alla maggior parte di noi, però scrivere e il giornalismo mi hanno
permesso di andare oltre a ciò. Anzi ricordo che quando il mio primo libro fu
mandato dall’Editore Lalli al Premio di narrativa ad Agropoli (dove fu
premiato), quando pubblicai il mio primo racconto con Sìlarus (rivista di
Battipaglia – Salerno), quando fui premiata ad Arta Terme (Udine), di punto in
bianco mi sentii molto napoleonica e dicevo di me dall’Alpi alle Piramidi, ecc.
Così troverete in questa pagina, un mio scritto su Jimmie
Moglia (che da Genova è andato a lavorare e vivere a Portland in Oregon); di
Antonio Caprarica per il suo ultimo libro su Eisabetta regina d’Inghilterra;
per l’appunto su Italo Rocco, fondatore di Sìlarus e su uno dei suoi sette
figli, Pietro che ora dirige la rivista con la sorella Lorenza. L’anno passato,
2020, Sìlarus mi ha tributato il III Premio per la sezione narrativa per un
racconto, La Forza dell'abitudine che scrissi a 19 anni (quasi 60 anni or
sono), e nel 1982 mi diede il I Premio, cioè il Trofeo Sìlarus) e dall'8 marzo
2021, giornata della donna, Pietro Rocco mi gratifica ogni giorno con un saluto
per immagini.
Quando scriverò un poco più avanti in questa pagina di
Italo Rocco, inizierò con una poesia dal suo
Il Canto dell’Umanità, edito nel 1972 e che raccoglie le
sue raccolte poetiche. La poesia è
intitolata "Alpi” e immagino cosa debba essere stato per lui, uomo del
nostro centro-Sud, vedere quelle vette sempre innevate, e ciò mi è anche
sembrato in sintonia con quella mia ebbrezza giovanile e un po' napoleonica:
“Dalle Alpi alle Piramidi..." (cioè le mie Piramidi sono state il nostro
Sud, cioè in definitiva un po’ meno in gamba di Napoleone...).
Jimmie Moglia
Guerra dei 100 Anni
E delle due Rose
E’ la frase finale del video che si può ascoltare al link https://yutu.be/rTudcQRi9g
L’autore ripercorre la Guerra dei 100 anni e la correlata Guerra delle
due Rose (casa di York e casa Lancaster), con l’aiuto occasionale di
Shakespeare (che vi dedicò 8 opere) e che rappresentarono la fine del Medioevo
e la nascita delle grandi Nazioni europee e del nazionalismo.
Il messaggio soprascritto sull’immagine finale del video apre alla
speranza.
Non so se Jimmie sia religioso, però quando l’uomo alza lo sguardo
all’infinito di una notte stellata è molto vicino ad un universale che lo
trascende e che si può chiamare Dio: è da sempre un anelito insito nella natura
umana.
Il primo impiego, da ingegnere a Portland, riguardò ricerche sul
suono, scelto a tal fine per la sua conoscenza musicale: dopo la maturità,
prima della laurea, aveva sviluppato un sound estratto da motivi western,
vincendo come cantante chitarrista con il nome Jimmie Robin (nome di battesimo
Adolfo) due concorsi in Liguria e un Premio Portofino. Si esibiva in
crociere come country & western singer. "Gli 'americani' – dice- erano
ben pagati, mi davano cento dollari, un aiuto per me studente". Dopo
la laurea, arrivato a Portland in Oregon, lavorò nella multinazionale Fortune
500, diventando International Marketing Manager, ma vedendo la montagna di
carta che per trovare un errore si sprecava nella stampa, adattò una
macchinetta spara-proiettili (messa a punto da un vecchietto geniale che
abitava in una foresta nell'Oregon del sud), per re-inchiostrare la cartuccia
delle stampanti, con costo di un terzo rispetto a quelle in commercio. Questo
marchingegno "The Original McInker" gli guadagnò un articolo sul New
York Times. Poi messosi in proprio, da imprenditore Moglia ha fondato la Computer Friends. Di recente
ha installato uno studio televisivo a casa sua anche per il successo riscosso
da alcune sue serie televisive: “Shakespeare Views on the News” e “Historical
Sketches”. Ritiene Carter il più umano dei presidenti Usa in quanto non ha
promosso guerre. Da tempo è impegnato nella stesura del dizionario di Samuel
Johnson, primo dizionario del ‘700. Questi quando girava per Londra era seguito
da molti con matita e l’equivalente di un moderno block notes per registrare le
sue frasi killer su personaggi del tempo.
Jimmie è autore anche delle Mnemonic Frames in
quanto le citazioni servono solo se, memorizzandole, si usano quando servono.
E’ un metodo mnemonico: basta legare la citazione (o la notizia storica) ad
un'immagine, da noi scelta su Internet. E' un coniugare umanesimo
(Cicerone, Quintiliano, Giordano Bruno, ecc., approfondite le ricerche
dell'ingegnere su questi autori) e tecnologia avanzata. Moglia ha combinato le
componenti di software che permettono a chiunque di creare il proprio
portafoglio estetico e motivante di "Quadretti Mnemonici". Motivante
e soprattutto divertente. "Non c'è apprendimento senza divertimento"
non si stanca di ripetere citando la traduzione di una citazione di
Shakespeare da "The Taming of the Shrew"…
Moglia di Dante conosce trecento citazioni a memoria, di
Shakespeare quattrocentocinquanta. Questo suo metodo, da italiano di buon
cuore, lo sta sperimentando (asserisce che funziona) insegnando da volontario a
Portland in corsi per bambini di colore o figli d'immigrati. Fa anche
volontariato ospedaliero nel senso che traduce dallo spagnolo ciò che dicono
gli immigrati che arrivano dal Messico e per qualche incidente arrivano in ospedale.
Infine per dire qualcosa anche sull’uomo Jimmie: è un amante della
natura, di esplorazioni in kayak lungo il braccio fluviale vicino a casa sua,
di gite nel bosco in bici e afferma di saper cucinare un ottimo pesto alla
genovese, anche questo un legame con l’Italia.
Moglia ha scritto un libro di citazioni da Shakespeare e uno di quelle
tratte dalla Divina commedia di Dante. Questo secondo libro, sulla scia del
successo del precedente, è stato sponsorizzato dalla Regione Toscana grazie
all’Associazione Toscani nel Mondo ed è un vincolo con le sue radici italiane
che non ha dimenticato.
Con parole sue: Your Daily Sahkespeare: “An arsenal of Verbal Weapons to drive
your Friends into Action and your Enemies into despair”.
“Il Nostro Dante Quotidiano, un arsenale di frecce verbali dantesche adattate a situazioni in cui potete trovarvi ogni giorno. Dante è con noi da 700 anni, è ineradicabile, Dante is here to stay. Tanto vale metterlo al vostro servizio, vero badante verbale, alleato mentale nell’agone della vostra professione o nei vari momenti del cammin della vostra vita".
Riporto alcuni concetti dalla piattaforma di controinformazione Saker e potete leggere più estesamente se cliccate sul questo link: http://sakeritalia.it/interviste/un-regalo-per-i-nostri-lettori-usa-e-getta-un-libro-di-jimmie-moglia/
Vi si esprime la soddisfazione per aver conosciuto Jimmie Moglia, ingegnere, musicista, scrittore, ricercatore nel campo della didattica. Vi si afferma di essere rimasti in imbarazzo davanti al “mostruoso spessore culturale” del suo blog Your Daily Shakespeare quando Jimmie ha fatto loro una proposta spiazzante: “che ne direste se regalassi ai lettori di Saker il mio ultimo libro “USA e getta”. Elenca dieci nomi da gettare a partire da Nathaniel Bacon (1647-1676), incluso perfino Abraham Lincoln (1809-1865) abilissimo nel non prender posizione. Vi ricorda Cornel West (1958 - vivente) che così si esprime su Obama: ‘ha pochissima autorità morale, perché cerca di razionalizzare lo sterminio di genti innocenti. E’ un George Zimmerman globale (questi sparò ad un ragazzo nero, Trayvon Martin di 17 anni e fu assolto): cerca di razionalizzare le centinaia di bambini uccisi con i drones in autodifesa degli USA(221 in Pakinstan,Yemen…)’ ”.
Ritorno però proprio al tema di questo mio scritto che verte sulla Guerra dei 100 anni e quella delle due Rose come viene trattata da Moglia nel video su youtube.
Rivisita la storia in chiave moderna e per renderla più commestibile impreziosendola con foto.
Una tecnica che sembra tratta dai cartoon e le vignette in cui Shakespeare ci dà le sue “pillole di saggezza” sono derivate dal fumetto.
Cartoon e fumetti sono stati strumenti di
divulgazione reale, ad un pubblico allargato dal secondo Novecento ad oggi.
Il nome Plantagenet di Enrico II gli deriva dalla ginestra come mette in risalto Moglia, la cui madre era un’abile acquerellista di fiori. Anzi, grazie all'interessamento dell'ex assessore alla cultura Giovanni Meriana presso Giuliano Doria, nel 2003 direttore del Museo di Storia Naturale, i suoi 5000 acquarelli di flora ligure stavano per essere acquisiti dal Museo. Moglia però preferì portarseli a Portland e proprio a sua madre il professor Meriana ha dedicato un racconto ne "Il rifugio e altri racconti" (De Ferrari Editore), sottolineandone il carattere schivo ma l’eccezionale bravura nel riprodurre i fiori in modo scientifico e pittorico.
E quanto a re Luigi IX detto il Santo ( canonizzato da Bonifacio VIII nel 1297) – come Moglia ci ricorda - è stato lui a dare il nome alla città di Saint Louis.
Ecco al di là delle guerre e delle rivalità che sono da lui ben illustrate, Jimmie correda il suo racconto di splendide foto antiche o tratte da miniature. Non a caso è stato autore di quelle Mnemonic Frames (già citate), cioè di un metodo (che riprende dall’antichità greca) e che consiste nell’associare un pensiero ad un’immagine per poterlo meglio e più rapidamente ricordare. Importanti appunto in questo senso anche i suoi studi sulla memoria.
Poiché però ho una predilezione storica ed è per Giovanna D’Arco, poi proclamata Patrona di Francia, riporto solo alcune immagini dal video:
E a questo punto vorrei concludere con una frase del Moglia: “che la storia non è mai lineare" (Giovanna prima osannata poi esecrata poi santificata) e potrei anche aggiungere che il suo commento ridotto al minimo è però l’indubbia zampata o unghiata del leone dello storico, nel senso che ricordo come si sia irritato talvolta per essere ignorato da storici di mestiere, quelli che non vanno però al di là del loro ristretto recinto.
Una conferma della sue parole viene anche da studi di Jean Grimod con il suo volume del 1952: Jeanne d’Arc a-t-elle été brûlée? Alcuni storici affermarono che Giovanna non era di famiglia contadina, ma di nascita reale sebbene illegittima e che sfuggì al rogo. Al riguardo Grimod scrive che Giovanna scappò per un passaggio sotterraneo che dalla prigione conduceva all’appartamento del reggente e quanto alla nascita spuria sostiene che fosse figlia del Duca di Orléans e di Isabella di Baviera. Mancano però documenti probatori. E pensare che fosse nata contadina è un abbracciare il “credo quia absurdum", però resta il mito che originò tanta letteratura successiva e il bel film di Luc Besson, quasi a dire che nella nostra storia si avrebbe bisogno spesso di un’altra Giovanna. Indimenticabile però per me il film di Victor Fleming del 1948 con Ingrid Bergman nella parte di Giovanna.
(La
guerra dei 100 Anni (1337/ 1453) e guerra delle due rose 1455/1485 (rossa dei Lancaster, bianca degli York)
che ne è uno strascico).
[M’improvviso da Bignami,però meno professionale.
Il lettore può essere spiazzato da quanto riprodotto dal video di Moglia. E’ stato Edoardo III a riprendere la politica d’espansione d’Edoardo I (annessione di Galles e Scozia). Assoggettò di nuovo la Scozia a vassallaggio, quindi impegnò la Francia in quella che fu detta Guerra dei 100 anni per unire corona di Francia a quella d'Inghilterra. Era figlio di una figlia di Filippo IV il Bello e pretese la successione di Capetingi contro Valois. Dapprima la guerra culminò con le vittorie di Crécy (1346) e di Poitiers (1356) però con la pace di Brétigny (13360) Edoardo III rinunciava al titolo di Re di Francia ma otteneva in sovranità Calais e il SO della Francia dal Poitou ai Pirenei.
Ripresa la guerra nel 1369 i Francesi riconquistarono la maggior parte delle province perdute.
Si arriva...(e faccio un salto di sovrani da Riccardo II a Enrico IV) a Enrico V(1413/22). Riprende la guerra e segue la grande vittoria di Azincourt (1415) e con la pace di Troyes (1420) Enrico viene dichiarato reggente di Francia ed erede di Carlo VI di cui aveva sposato la figlia Caterina e a pochi mesi di vita il figlio Enrico VI (1422/71) che gli succede viene proclamato re di Francia e d’Inghilterra. Ecco il compimento del disegno iniziale, ma risorge il sentimento nazionale francese e trova in Giovanna D’Arco la sua paladina.
Giovanna che mi affascinò nella mia lontana giovinezza e che a 13 anni (come ricorda anche Moglia) iniziò a sentire le voci divine che le furono guida nella riscossa, una riscossa quindi voluta dall’alto. Dopo la catastrofe della d’Arco Carlo VII di Francia si riconciliò con il Duca di Borgogna e nel 1453 la dominazione inglese in Francia si ridusse al solo possesso di Calais.
Contemporaneamente si prepara in Inghilterra la terribile guerra civile delle due Rose: Edoardo IV York contese il trono a Enrico e rimase dal 1471 all’83 solo re, ma con Riccardo III nacquero nuove rivolte finché non divenne re Enrico VII Tudor (1485/1509) imparentato con le due case. Con i Tudor la monarchia inglese diventa quasi assoluta.
Voglio ancora ricordare che Giovanna d’Arco predisse al re Carlo VII la cessazione dell’assedio di Orléans, e gli consigliò di recarsi a Reims per farsi consacrare. Assistette alla consacrazione ma Carlo VII e i cortigiani si dimostrarono ingrati con lei. Carlo rifiutò il consiglio di liberare subito Parigi occupata dagli Inglesi. Infine la guerriera Giovanna, assediata in Compiègne da truppe anglo-borboniche, poi catturata, fu consegnata a Giovanni di Lussemburgo, vassallo del Duca di Borgogna e questi a sua volta la vendette agli Inglesi. Trascinata a Rouen come strega, processata e bruciata, le sue ceneri furono gettate nella Senna. Pio X la beatificò nel 1909 e Benedetto XV la canonizzò nel 1920 e fu proclamata patrona di Francia.]
Però
dopo queste mie precisazioni uso Bignami, credete sia meglio seguire la Storia in modo pedissequo e con tante date
come ho fatto io o come la presenta
Jimmie Moglia con foto e brevi commenti illuminanti?
Nicolò
Scialfa
Leopardi
(spunti dal suo blog)
Il professor Nicolò Scialfa ha un bellissimo blog che raccoglie molti suoi articoli per varie sezioni (Aforismi, Arte, Cinema, Filosofia, Storia, Letteratura, Musica, Sport e con saggi minori per numero per Mitologia, Poesia, Politica, Scuola, Cronaca, Fiabe e Teatro). Dimostra un’approfondita conoscenza anche della Letteratura Francese e dei protagonisti della sua storia dalla svolta epocale rappresentata dalla Rivoluzione. Firma con le iniziali J.V. Il nome adottato è in riferimento a Jean Valjean, personaggio immaginario protagonista del romanzo I Miserabili di Victor Hugo, ed anche dotato di una carità ed umanità sorprendenti. Costretto in condizioni di estrema indigenza a rubare un tozzo di pane viene condannato a cinque anni di lavori forzati nel carcere di Tolone cui se ne aggiungono altri 14 per vari tentativi falliti di evasione: e in seguito ad un’amnistia è liberato nel 1815. Incontra Monseigneur Myriel, uomo di chiesa che cerca di redimerlo e cui cerca di rubare dei candelabri d’argento. Riacciuffato e portato davanti a lui, il prelato per non farlo di nuovo condannare afferma di averglieli donati ma Jean appena rilasciato e in stato di somma confusione ruba quella notte stessa una moneta d’argento ad un bimbo. E qui arriva la svolta: comprende la propria miseria interiore e decide di cambiare vita… Interessantissimo romanzo.
Nome scelto non a caso perché il professor Scialfa, preside di scuola e divenuto funzionario in Regione, entrato in politica (cosa che spesso le parti avverse da noi non perdonano) venne accusato di spese pazze e poi assolto, ma la nostra giustizia è lunga e devono essere stati anni durissimi per lui e la sua famiglia.
Ricordo la sua gentilezza quando accettò di presentare il libro di Jimmie Moglia, Il Nostro Dante Quotidiano, alla Biblioteca Berio, ma da ottimo dantista si lasciò trascinare a parlare del nostro Vate più che dell’Autore del libro di citazioni dantesche. Nelle presentazioni può succedere, anzi spesso è successo che il relatore si lasci andare a digressioni in ciò che meglio conosce, in un proprio assolo, ignorando quasi l’Autore di cui deve parlare.
Dell’affascinante, sapiente e documentatissimo blog di Scialfa, scelgo solo alcuni spunti da ciò che ha scritto il 26 aprile 2019 per Leopardi, il mio poeta prediletto dai tempi del lontano liceo.
Inizia così: Giacomo Tildegard Xavier vive nel microcosmo di Recanati mentre l’Europa è scossa dal turbine napoleonico…
Ha madre terribile e gelida, padre erudito e affettivo, ma assai conservatore e “piccino” (s’intende di mentalità). Leopardi è anche gracile di costituzione in quanto afflitto da anni infantili di “studio matto e disperatissimo”. Ed io lo amai con tutto il cuore.
Vi racconto un episodio del mio anno di liceo prima della maturità, uno dei più bui della mia vita (in quanto alle prime difficoltà e non alludo a quelle scolastiche perché a scuola ero brava, non si è preparati, poi ne seguono ben altre…ma siamo diventati più robusti). Allora ero sprofondata in un limbo fosco e tendevo a rinchiudermi in casa e a studiare, solo a studiare. Mio fratello, complice di mia madre, conoscendo la mia passione per il Teatro un giorno mi disse che aveva tre biglietti: uno per lui, uno per me ed uno per un suo amico molto simile a Leopardi e quindi allontanato da qualsiasi fanciulla. Se neanch’io mi fossi recata con loro a quello spettacolo avrebbe pensato di essere “scartato” anche da me pur senza conoscerlo di persona. Andai e quando mi trovai di fronte un bel ragazzo sportivo dagli accattivanti occhi azzurri e lo spettacolo per di più era il frizzante Uomo e superuomo di Bernard Shaw respirai di sollievo e poi a poco a poco nacque la nostra comprensione reciproca.
Scrive Scialfa a proposito di Leopardi: “isolamento e solitudine, mancanza di una guida lo costringono a cercare una propria strada nell’immensa biblioteca paterna. Modernità rappresentata da razionalismo settecentesco…Ironia e polemica accompagnano la sua disperata Poesia/Illusione… detesta i romantici e diventa il più moderno dei classici.
Mentre Foscolo rende antico il moderno, Leopardi rende moderno l’antico”.
Basta questa frase per capire la capacità critica e di studio del Professore, quindi non ripercorro il suo articolo ma inserisco solo due foto del suo scritto: una sulla biblioteca paterna che diede ali allo studio matto e disperatissimo di Leopardi e l’altra su Palazzo Leopardi a Recanati di cui Scialfa consiglia la visita con la parola “commovente”.
ANTONIO CAPRARICA
ELISABETTA PER SEMPRE REGINA
(L’Autore)
Di Caprarica giornalista
riporto questa scheda tratta dal risvolto di copertina e anche se l’Autore non lo scriverebbe mai
però il regno di Elisabetta ha rappresentato anche la più
coinvolgente saga o soap opera dei nostri giorni.
.
Nel nuovo libro scrive: “Per gran parte della sua lunghissima permanenza al trono, Elisabetta ha impiegato la regalità e dignità della sua immagine per tener viva tra i sudditi e oltre confine, un’idea d’Inghiterra che da ha da lungo cessato di esistere. La sua stessa presenza fisica richiama la memoria e la grandezza dell’Impero su cui regnavano gli antenati, fino a suo padre”.
Penso tuttavia che per Caprarica, che ha anche sposato una nobildonna inglese, l’Inghilterra sia diventata non tanto la seconda patria quanto la prima, o la sua d’elezione e quindi mai si sarebbe lasciato andare a commenti disidicevoli su Carlo e Camilla.
Mi auguro che Elisabetta, lungimirante, passi il trono al nipote William, perché Carlo resterà un signorotto della campagna inglese, manovrato dall’“amante” Camilla, con gli anni sempre più “strega” d’aspetto,
pensando al male che hanno fatto i due compari
in età maggiore ad una Diana sposa così giovane
e che da divorziata ha comunque dimostrato un impegno umanitario sentito e intelligente.
Certo non si possono criticare gli altri pensando che se gli inglesi hanno avuto un Enrico VIII quello delle sei mogli di cui una frase celebre è “sono di nuovo ritornato lo scapolo più felice del creato” e allora non c’era il divorzio, anche noi abbiamo avuto un Vittorio Emanuele II e la bella Rosin (poi sua moglie morganatica) e gli Inglesi come popolo nonostante i loro re o governanti sono sempre stati un passo più avanti a noi, anche ora con la Brexit da un’Europa, fino ad adesso molto incapace di solidarietà.
Certo che indimenticabile resta la camminata di Filippo con William e Harry e il fratello di Diana dietro al suo feretro, un’emozione che si è rinnovata al funerale di Filippo stesso.
Quindi
l’omaggio a Filippo e la solitudine di Elisabetta:
ITALO ROCCO
Fondatore della rivista Sìlarus
(=Sele)
In questo libro (1972, Grafica Jannone di Salerno), dalla sobria quasi austera copertina, sono le raccolte poetiche del prof. Italo Rocco, già precedentemente pubblicate dal 1964 al '68: <<Palpito della Terra>>, <<Segreto richiamo>>, <<Ed aperte le braccia>>, <<Quartiere di Periferia>>, <<Ascolto il palpitare della sera>> e ce n’è un’altra ancora, messa appunto alla fine: <<Quell’Uomo>>.
Per prima cosa ricordo questo giudizio da La Fiera Letteraria che è nel risvolto della cover sottolineando che questa rivista era un mito nel campo della letteratura ed era grande onore essere citati da essa. Vi è scritto “niente di rivoluzionario”, ma dopo tante rivoluzioni fallite, l’unica cosa che resta e che ci può rassicurare è la tradizione cui si ritorna sempre.
Metto anche dal libro la foto dell’Autore.
Altri libri di Rocco sono stati: <<Il sistema penale dantesco>> e <<Spunti di didattica>>.
Ricordo (ma il suo nome ormai mi sfugge) un mio compagno del Sud (frequentava come me la Scuola Superiore delle Comunicazioni Sociali dell’Università Cattolica di Milano), che una volta guardando la targa d’ingresso, disse: “Anch'io un giorno al mio paese avrò una targa in mio ricordo”. Spero che sia tuttora vivente o che la targa l’abbia avuta davvero secondo i suoi desideri. Italo aveva uno pseudonimo, Tertulliano (nato tra il 155/160 a Cartagine) Minucio Felice, in riferimento all’Apologeticum che presenta diversi punti di contatto con l’Octavius di Minucio Felice ed è un’appassionata difesa delle fede da parte di un neofita. Lo pseudonimo indica molto del carattere di Italo, fervido credente.
Nel 1962 ha fondato la rivista Sìlarus, che ormai è la più longeva se non una delle più longeve in Italia e da preside della scuola media di Battipaglia invitava i suoi insegnanti a scrivere su di essa altrimenti non avrebbero avuto la qualifica di “ottimo".
Nel 1967 fonda il Premio Letterario Sìlarus. Gli è stata intitolata la Scuola media di Battipaglia, cosa che lo avrebbe reso orgoglioso.
Il 27 marzo 2021 Annalisa Giancarlo ha discusso la sua tesi su di lui laureandosi con il massimo dei voti.
Il 26 aprile scorso il professor Mello lo ha ricordato a Capaccio-Paestum anticipando la notizia che il Comune gli intitolerà una piazza.
Sempre in questa primavera la figlia Lorenza Rocco Carbone, che dirige tuttora con il fratello Pietro la rivista ed è una raffinata commentatrice e letterata, ha curato il 46° episodio di Artisti in onda. Quanto onore dunque sia ad Italo per la sua opera culturale sia dai suoi figli che la continuano tuttora.
Vorrei però mettere in risalto come proprio attraverso questa raccolta poetica Il canto dell’Umanità si possa leggere come in filigrana la sua vita.
Innanzi tutto c’è sempre la sua ammirazione per il magico trionfo della natura, quindi il ricordo di come nella sua giovinezza (nato ad Ottati) abbia desiderato arrivare a Battipaglia che per lui era una città da sogno. Mi hanno molto colpita infatti questi versi (p.161):
“Fanciullo sulle pendici degli Alburni/Battipaglia/vivevi nel mio
cuore/come il sogno delle fiabe./Adolescente/ collocai nel tuo grembo/ i
giardini di Omero di Ariosto e di Tasso/ e dal finestrino del treno/ coglievo
con gli occhi il fuoco delle mele/ e l’oro degli agrumi/… Vivi ancora in me/
come la terra promessa/ degli antichi padri lucani/…Nuova terra/ ti ho offerto/
un dono di figli/ e dividi per me con Ottati nativo/ il tuo primo lauro poetico”.
La poesia è una scorciatoia per la verità nel senso che utilizza nel modo più rapido parole insostituibili, è però un dono di pochi e il professor Italo lo ha avuto e lo ha affinato.
Innanzi tutto canta la bellezza della natura come in <<Le fragole del bosco a mille e mille>> (e cito solo una delle sue intense descrizioni che già dal titolo ci porta in quel bosco). Canta anche la bellezza femminile ma quasi a dimostrare come non sia unica ed abbia diverse ascendenze.
A Lady Sharon: “Quando
parli sprigioni armonia/ nella canzone della negritudine/ e ti muovi al ritmo
di aviti tamburi/ suonati nella notte al chiar di luna./ Nella geometria del
tuo corpo/danza il mito della bellezza negra/…”
Da nonna orgogliosa inserisco ora il disegno della mia nipotina Lidia di 13 anni eseguito a scuola il 28 maggio 2021 (le ho solo chiesto se fosse una donna o un uomo dato che come
donna sembra abbia un po’ di barba e la nipotina avrebbe dovuto schiarire un poco il mento).
Un’altra poesia di Italo dedicata alla bellezza femminile.
Donna di Grecia: “Non distruggono le mani del tempo/ l’ovale
volto della donna greca/ che ancora
vive sul nostro suolo/…”
E la bellezza che ha tante forme splende più che mai nei bambini: “Riccioli d'oro il bimbo gioca/…”
E trionfa la bellezza dei luoghi come in “Bellagio”.
Tutti i più importanti sentimenti sono espressi nelle sue poesie. A Rocco Alfredo Marino sono versi dedicati ad un amico cieco che non può vedere il proprio volto riflesso negli occhi dei figli; c'è il ricordo della sua mamma in “Monello”:… “tu non mi chiamavi così/ fui per esser travolto dal tranvai/ affogato dalle lavandaie al fiume/ e gettato in un pozzo/... Ricordavi la gioia per le mie nozze/ la moglie/ i sette figli/ il penultimo Pietro a te caro/…” Ma c'è anche il ricordo per una mamma spirituale “Suor Agnese” che non dimentica di ringraziare per la preghiera che dice per lui.
La rappresentazione del mondo è a tutto raggio: dal teatrino dei pupi nella piazza della città, alle carceri, al lavoro del facchino, pesante ma non gli toglie la gioia solare del cantare, alle emigranti lucane, alla meraviglia di capolavori artistici come L’ultima cena di Leonardo. È il mondo degli uomini e delle loro opere tutto racchiuso nei suoi versi e sempre illuminato da una profonda fede cristiana.
Quell’uomo è il titolo dell'ultima raccolta e la poesia così
intitolata ci racconta che l’uomo che fuggì dalla natura ora ritorna a lei, che
sente il bisogno “del libero sole e dell’odore
delle selvatiche erbe...sente nausea per le megalopoli, automa dell’ansia e
della fretta, schiavo di pragmatismo e malato di sinistrismo…” Conclude con
quello che è il richiamo a tornare: “il
sapore del raffermo pane italico/ per kilowatt di salute/ ed anni luce di
semplicità”.
Arriva però un momento in cui
si pensa al finire della vita e lo pensa anche Italo in Ieri oggi domani: “Ieri la gioia; oggi il sogno della gioia;
domani…domani/ la crocifissione/ del rimpianto”.
Concludo con Alpi che è proprio l’ultima poesia della raccolta e che mette in risalto la maestosità di quelle montagne:
“In bianco/Alpi… giocate con birilli di luce/ al riso del sole/ e schiudete le porte del sogno/ all’esistenza in solitudine./ Mutate in transatlantico di luce/ ancorate nell’infinito azzurro”.
Per non chiudere con questa
poesia di bellezza e solitudine, un canto di speranza I giovani d’oggi sono migliori noi.
“Non ti crucciare/ se i giovani come te non pensano/ e come te non
operano/…i giovani d’oggi sono migliori di noi/ ed alle spalle la polvere
lasciata/ dei nostri idoli infranti/sono intenti alla costruzione/ di un nuovo
mondo/ più umano e più giusto”.
Un mondo più giusto è sempre stato l’intenso desiderio del professor Italo Rocco.
PIETRO ROCCO
La rivista come è oggi: su fondo bianco e con il dipinto la Scafa sul Sele del pittore Robert Hubert (1733-1808).
I primi numeri di cui Italo mi fece dono avevano sulla cover il percorso del fiume Sele, cioè un’indicazione geografica che oggi appare superflua. Poi vennero numeri dalle cover colorate, ma questa le supera tutte per eleganza.
Pietro Rocco che ne è direttore
responsabile deve essere anche un eccellente grafico e allego due video che ci
mostrano la bellezza incomparabile del nostro mare e poi alcune immagini da me scelte tra quelle che ricevo proprio
da Rocco ogni giorno dallo scorso 8 marzo, giornata delle Donna: mi fa molto
piacere, è un modo per iniziare bene la giornata sapendo che ho amici lontani
ma spiritualmente vicini.
Dico solo: “Grazie Sìlarus, grazie Pietro”.
Ricordo ancora che direttore della rivista è Lorenza Rocco e Pasquale Rocco è socio della s.a.s.: tanto onore dai figli al fondatore e papà Italo!
E per concludere un pensiero in sintonia con questa pagina: