(a cura di) Claudio Papini

             GUIDA ALLA FILOSOFIA

               di C.E.M. JOAD

 

               

      In questa copertina di Nicola Ottria, 1964

           Schopenauer discute con Leibnitz

       l’attendibilità del migliore dei mondi.

 

       (dialogo inquietante come l’addentrarsi nel pensiero filosofico)

 

C’è un’importante definizione quasi ad inizio di questo libro

sul far filosofia che non può mai affidarsi o rinviare a quello che hanno pensato gli altri pur se sono i grandi geni del passato. Questo pensiero si riconduce alle ricerche in matematica, fisica e filosofia di René Descartes che però ammette - come già aveva fatto Cartesio – che primo passo della filosofia è il dubbio e che lui stesso aveva dubitato di tutto. Tale pensiero ci introduce alla percezione della realtà: le nostre idee nascono dalla nostra esperienza ma sono al tempo stesso universali o particolari? Possono anche essere così diverse per non dire ingannevoli che se X vede un garofano di colore rosso, Y invece che soffre di daltonismo lo vede verde. Difficile che il garofano sia al tempo stesso verde e rosso. Quale informazione ci viene dai nostri sensi? Possiamo fidarci delle nostre sensazioni?

E’ bene ricordare che Claudio Papini ha insegnato per 33 anni Storia e Filosofia nei licei classici e scientifici, poi per l’Editore De Ferrari (anche lui appassionato di filosofia) è diventato ideatore e curatore della collana <<Amici del libero pensiero>>. E come ci viene ricordato in Appendice nella Prefazione di C.E.M.Joad “la comprensione della filosofia richiede in precedenza cognizioni, elementari di teologia e fisica, storia e biologia, estetica e letteratura, tutto un materiale che via via vien macinato la mulino del filosofo, e colui che desidera considerare il macinato deve avere almeno un’idea dei suoi vari ingredienti”. Cioè per accostarsi a questo sapere “universale” bisogna avere almeno basi solide.

Solo due parole su JOAD: è stato filosofo, autore, insegnante e personaggio televisivo inglese e in un programma della BBC Radio in tempo di guerra ha reso popolare la filosofia.

 

          

 (caricatura di Joad del 1945)

La lunga esperienza d’insegnante di Papini fa sì che con alcuni esempi ci introduca al voler immergerci nel discorso filosofico. La prima domanda è: “cosa ci rivelano i nostri sensi?” La risposta fa apparire ciò che percepiamo come derivasse non dal di fuori di noi ma da quanto avviene in noi.

Il Professore porta esempi. Ne cito alcuni.

Se ad un metro di distanza da un fuoco sento caldo, avvicinandomi di più il calore aumenta finché non sento dolore. Ora -come è evidente- il calore è in me e non nel fuoco.

Cito anche l’esempio “del tavolo”. Se lo tocco ciò che sento è il tavolo o piuttosto la sensazione alle mie dita di qualcosa di liscio duro e freddo?

Il Prof. passa poi a considerare la “dimensione” attraverso il caso del campanile: a seconda dalla distanza da cui lo guardiamo sembra avere altezze diverse.

Quindi ci porta a “la forma” considerando un soldo che ci appare circolare solo da due visioni: dalla verticale sopra e dalla verticale sotto il soldo. Perciò il soldo non appare circolare né al tatto né alla vista. A quale cosa può apparire circolare: ad un compasso, certo. Ma possiamo contentarci della sua risposta?

E’ indubbio che quanto avviene con i corpi e la temperatura, con le dimensioni e le forme, avviene con quasi tutte le qualità che in apparenza appartengono agli oggetti del mondo esterno, qualità che noi vediamo relative a noi stessi.

Prima di una full immersion nella discussione filosofica tra Settecento, Ottocento e Novecento che ha gettato i fondamenti della filosofia più attuale, desidero elencare le date dei filosofi ricordati perché siamo tutti figli del nostro tempo e lo sono stati anche loro.

Locke (inglese, 1632-1704): la mente umana è un foglio bianco finché l’esperienza non vi ricicla i propri segni.

Berkeley (irlandese, 1685-1753: fonte dei nostri errori è formare e possedere idee astratte; le sostanze spirituali sono in rapporto solo con le idee che si presentano come reali e con Dio fonte unica di questo messaggio.

Hume (scozzese, 1711-1776): analisi rigorosa dell’uomo per ridare alla filosofia dignità scientifica e unità di riferimento a tutto il sapere. (Per le idee astratte condivide il nominalismo radicale di Berkeley).

Feuerbach (tedesco, 1804-1872): tutti i predicati che definiscono Dio – e Dio non è niente senza i suoi predicati – sono riducibili a predicati dell’essenza umana.

Marx (tedesco, 1818-1883): materialismo storico e nuovo comunismo. Marx ed Engels tagliano netto con il movimento post-hegeliano impregnato di ideologia, abbandonano anche l’antropologia filosofica di Feuerbach. La classe operaia diventa soggetto politico e domina il manifesto del partito comunista (1848).

Engels (tedesco, 1820-1895): muove dalle condizioni di sfruttamento in cui vive il proletariato sorto dalla rivoluzione industriale; dimostra che le leggi della dialettica (Hegeliana)  sono leggi reali dell’evoluzione della natura.

Eddington (inglese 1882-1944): la mente è come una stazione centrale che ricupera dalla natura ciò che essa stessa vi ha messo.

Bergson (francese, 1859-1941): la natura ha indirizzato l’uomo verso l’evoluzione sociale come le termiti e le api, ma gli esiti dipendono dalle libere scelte d’intelligenza e volere.

Whitehead (inglese, 1861-1947): la realtà è costituita da eventi in connessione reciproca, il soggetto non è il punto di partenza ma d’arrivo.

Tanti, dunque, i filosofi citati a partire da Platone (ateniese, 427-347 a.C.) e dal suo mondo delle idee rivisitato poi da Aristotele (greco 384-322 a.C.), senza dimenticare i nostri neo-idealisti, Gentile e Croce che si concentrano sull’esperienza individuale per cui la mente attiva, creatrice di sé e dell’oggetto che pensa è la sola nel mondo.

Di loro Il Prof. Papini afferma che operarono una dittatura quasi incontrastata sulla cultura italiana, allo stesso modo in cui Kant si affermò sul pensiero filosofico. Però l’autore non vuole concordare con chi lo definì “il più grande disastro della filosofia”, però trova poco soddisfacente il suo punto di vista red esasperante il suo modo di esporlo.

Questo libro come ho già detto è una full immersion nella storia della filosofia e soprattutto nell’evolversi del pensiero filosofico e tanti altri sono i nomi citati.

Bisognerebbe però -per addentrarvisi a fondo- avere almeno la conoscenza “degli ingredienti del macinato” come ha precisato Joad, cui è dedicata questa ricerca. Quindi prima di far danni di comprensione mi fermo e rivolgo però “un grazie” a Papini per il suo invito a pensare e per quel suo eclettismo intellettuale che lo fa spaziare fuori dal nostro recinto italiano verso tutti coloro, filosofi attuali o del passato, che ci aiutano a riflettere.