INDICE
1)Rosa Elisa Giangoia su il Gatto Certosino, 11
marzo 2021
2)Monica Bottino, il Giornale del Piemonte e della
Liguria, domenica 21 febbraio 2021
3) Dino Frambati, 22 febbraio 2021
4) Luigi Pasquali 17 febbraio 2021
5) Marcella Rossi Patrone (Marcella da Nervi) 26
febbraio 2021
6) Lorenza Rocco, Sìlarus n.334, anno LIX –
marzo/aprile 2021
7) Benito Poggio, recensione a Nel Tempo, Trucioli,
22-12-2021
Questo è il mio ultimo libro, il nono dal 1977 e per questo
motivo ho messo nelle alette della copertina le altre pubblicazioni e le date.
Raccoglie scritti giovani, racconti e saggi di prima del 1980
che nel 2020 ho voluto spiegare perché siano rimasti cari al mio cuore.
Il giornalista Franco Abruzzo,
81 anni, che tiene tuttora una rassegna stampa sui mass media,( https://www.francoabruzzo.it) mi ha detto: “Se mi
mandi una recensione, te la pubblico".
Amici hanno così commentato le mie pagine.
Rosa Elisa Giangoia
da Il
Gatto Certosino, 11 marzo 2021
Voler
scrivere, l’ultimo libro di Maria Luisa Bressani, rivela tutta la passione per
la scrittura a cui l’autrice si è dedicata con forte tensione emotiva e
intellettuale per tutta la vita, come testimoniano le sue molte pubblicazioni
di scrittrice e di giornalista. Ma qui, in questa scelta di suoi testi, scritti
in tempi lontani e mai pubblicati, c’è uno scoprirsi, un rivelarsi nel suo
rapporto con la scrittura. Scrivere è stato per lei una scelta, in
contrapposizione all’insegnamento, una scelta impegnativa per le difficoltà del
mondo giornalistico ed editoriale, ma anche per l’occuparsi della casa e della
famiglia da parte di una donna “cresciuta in un recinto «scuola, famiglia,
lavoro da casa»” e quindi testimone e protagonista, come tutte quelle della
nostra generazione, del passaggio generalizzato dai limiti della famiglia
all’apertura al mondo del lavoro, nel caso con la particolarità specifica del
lavoro intellettuale a cui la nostra formazione scolastica e universitaria ci
aveva preparate e destinate.
Quello che viene fuori da queste pagine è il ritratto di una donna colta e
sensibile, capace di analizzarsi e giudicarsi anche per quanto riguarda il suo
comportamento familiare e sociale, di osservare con occhio e spirito critico il
mondo che la circonda, di prendere posizioni di pensiero e di ideali e di
saperli comunicare con determinazione, ma nello stesso tempo con un garbo che
rende il suo dire più efficace e convincente.
Gli
argomenti che vengono trattati, sempre con una scrittura colta, precisa ed
elegante, capace di stabilire un buon patto con il lettore, sono molto vari,
vanno da rievocazioni degli anni dell’infanzia, dell’adolescenza e della
giovinezza (Radici), a divertenti affreschi della vita familiare con acuti
tratteggi dei suoi rapporti con i figlia (Famiglia), a narrazioni di fantasia
(Due leggende e una favola), a riflessioni sullo scrivere e in particolare
sulla sua esperienza personale (Parole e Voler scrivere) fino a pagine più
strettamente letterarie su autori e artisti contemporanei e del mondo classico
(Autori moderni e I Padri).
Quello
che viene fuori è un libro composito, attraente per la varietà degli argomenti
che vengono trattati, nella chiave particolare dell’auto rivisitazione da parte
dell’autrice tra le due date del quarantennio 1980-2020, il che dà al lettore
la percezione del cambiamento avvenuto in questi decenni a livello generale, ma
anche l’evoluzione del pensiero, nel nodo tra il piano intellettuale e quello
emotivo, dell’autrice.
Indubbiamente,
una lettura molto piacevole, attraente e capace di arricchire l’orizzonte
mentale di chi si avventura tra le sue pagine.
MARIA
LUISA BRESSANI, Voler scrivere, Genova, Stefano Termanini Editore,
2020, pp. 295, € 15,00.
(Rosa Elisa Giangoia ha scritto
diversi libri: Febe, In compagnia del pensiero, Fiori di seta, Sapori
danteschi, Ricette nel tempo, Magna Roma. Come alludono alcuni titoli è anche
un’appassionata di ricette di cucina ma tratte anche dai tempi antichi: la
cultura passa sempre anche dalla cucina ed è uno dei suoi mezzi più appetibili
dai tanti, anzi da tutti).
(Mi sembra opportuno far vedere
quanto sia bella la copertina del Gatto Certosino)
Monica Bottino
il Giornale del Piemonte e
della Liguria, domenica 21 febbraio 2021
(Monica iniziò a collaborare a Il Giornale quando venne Luciano
Basso, come direttore delle pagine di Genova , che a collaborare richiamò anche
me. Quindi ho di lei tanti bei ricordi di amicizia e la sua ragazzina ha quasi
l’età della mia nipotina più piccola che ha appena compiuto 13 anni)
Da
“La Voce di Genova”:
In “Voler scrivere” la grande passione di Maria
Luisa Bressani, giornalista e scrittrice
Ultimo libro della lunga
serie della sua produzione, rappresenta un amarcord che fa quasi storia, induce
a riflettere, narra un'epoca della nostra vita che sembra lontana ma, in fondo,
è solo ieri.
“Voler scrivere”, edito da Stefano
Termanini, è una raccolta di scritti della giornalista di rara emozione. Ma la
bellezza del libro sta soprattutto nel fatto che questi scritti, quasi
quarantenni, sono attualizzati al terzo millennio.
Opera transgenerazionale, produce nel
lettore attrazione ed interesse per la puntigliosa e precisa narrazione, mai
fredda ma sempre partecipata della Bressani.
Quasi 300 le pagine, che si scorrono
con rapidità, senza mai annoiarsi anche quando il lettore sia troppo giovane
per aver vissuto quegli anni descritti nel libro.
Maria Luisa Bressani vanta oltre 30
anni di giornalismo, avendo lavorato per testate prestigiose, ultima in ordine
di tempo, quella de “Il Giornale” ai tempi di Montanelli. Ma anche per il
glorioso “Corriere Mercantile”, “Il Letimbro”, organo della Curia savonese, “Repubblica”,
“La Trebbia” e “Il Cittadino”.
Scrittrice e giornalista colta, è donna
di grande statura anche nel privato, nonna dolcissima di ben sei nipoti, mentre
la scrittura è una sua irrefrenabile tensione; le nasce dal cuore, le fa
esternare sentimenti nobili e pensieri mai banali.
La lettura è piacevole anche per un
linguaggio ricco, elegante ed assai preciso e corretto.
(Dino Frambati non ha bisogno di
presentazioni, è stato mio collega a ‹‹il Giornale››, scrive tuttora su
‹‹Avvenire›, è pilota ed il volo è la sua passione, è autore di libri da
“Quando la notizia è buona”, a “Io volo” . Il volo è la sua grande passione ed
è pilota privato dal 1984).
E ancora da parte di Dino su “Conquiste
del lavoro” alla pagina Cultura (e da ottimo giornalista sa scrivere in modo
diverso sullo stesso argomento che in questo caso sono io e ne sono onorata):
Sono un bobbiese caro amico di
Maria Luisa e sento l’esigenza di esprimere il mio giudizio sull’ultima sua
opera “Voler scrivere”.
“Ricordi e sogni di una
bambina, sempre pronti a riemergere, con gli stessi colori e profumi di quel
tempo ormai lontano. Un giardino che solo un bambino può inventarsi e colorarlo
con i colori dell’innocenza, colori fantastici che possono formarsi e sparire
in un battito di ciglia. Averli saputi interiorizzare permette a Maria Luisa di
farli rivivere a piacimento e far rifiorire quegli attimi ormai così
lontani nel tempo”.
(Luigi Pasquali
è autore di molte ben documentate notizie su la Val Trebbia, v. www.ilnotiziariobobbiese.net,
ed è autore di libri come il
Vocabolario Bobbiese per far
risaltare la bellezza di parole anche
dialettali con tanto sapore di
tradizioni. Dal notiziario riporto la prima immagine che è una foto storica di
Bobbio del 1900)
E mi piace
inserire anche un articolo dell’amico Luigi
Pasquali, uscito su La Trebbia
del 4 marzo 2021, e lo inserisco subito dopo la storica testata del settimanale della Diocesi Piacenza-Bobbio di
cui ora fa parte la cittadina della Val Trebbia mentre un tempo apparteneva
alla Diocesi di Genova.
Questo perché
l’articolo pur nella brevità di ogni
scritto che si può mettere a stampa è essenziale ed esaustivo e per usare una
frase molto scontata ma di di cui non ne riesco a trovare una migliore “è un vero atto
d'amore per Bobbio e Val Trebbia già fin dal titolo".
Marcella Rossi Patrone (Marcella da Nervi)
26 febbraio 2021
Leggere Voler
Scrivere, della sempre brava Maria Luisa Bressani, significa
condividere un’esperienza di vita con piacere, curiosità e simpatia. Ne abbiamo
tanto bisogno. “Imparare è uno dei cardini dell’esistenza” scrive l’autrice a
pagina 163, ricordandoci che imparare è un’esperienza meravigliosa fatta di
opportunità, di volontà, di umiltà. Questo è il tema del libro.
C’è
stato un momento in cui la Bressani ha capito che scrivere era una vocazione,
ma anche un impegno insieme creativo e comunicativo; ci vollero consapevolezza
e coraggio per affrontare fatiche, premi e delusioni; ci volle tempo. Ora è
giunto il tempo di ricordare questo cammino e di recuperare gli inediti
racconti giovanili, intrecciati prima alle esperienze personali, poi a quelle
letterarie. I primi scritti sembrano un atto d’amore verso l’infanzia e le
radici triestine, quasi a ricucire lo strappo di lasciare la città natale per
iniziare la propria odissea tra luoghi e persone sconosciuti, aiutata dalla
curiosità, sorretta dalla volontà di scrivere. La scrittura scaturì dal cuore,
in pagine dense di ritratti eseguiti con leggerezza, ma attenzione; poi emerse
lo sguardo ironico nei confronti dei ruoli e delle situazioni familiari,
pensiamo al racconto Una famiglia sexy.
Il piglio delle garbate
descrizioni domestiche e delle storie fantastiche fu tutto femminile: senza
dubbio le due leggende e la favola Frichettino
evidenziarono l’insuperabile capacità delle donne nell’affrontare la vita con
ingegno e grazia. Il naturale stimolo a raccontare venne coltivato e si
trasformò in una costante prova di conoscenza. Prova di conoscenza fu
affrontare ogni tema, anche scabroso, come il suicidio.
Prova
di conoscenza fu confrontarsi con la famiglia, con gli editori, con la bizzarra
idea di proporsi come Scrittrice Postal
Market, titolo di un capitolo da leggere tutto d’un fiato.
Prova
di conoscenza fu il desiderio di relazionarsi con la modernità mistica di Bob
Dylan, con l’arte poliedrica di Lele Luzzati, con la forza drammaturgica del
friulano Luigi Cadoni.
Prova
di conoscenza fu, infine, la capacità di adattamento ai grandi temi dei
classici greci, studiati e amati, amati e ancora studiati. Leggendo
attentamente, osserviamo che la giovane scrittrice non si fermò di fronte alle
difficoltà di aprire porte reali o fantastiche, di affrontare questioni o
imbarazzi, anzi, ogni volta che le toccarono simili situazioni, colse l’occasione
per importanti riflessioni tematiche. Un'interessante varietà di
atteggiamenti vanno qui a delineare il carattere dell’autrice; per
esempio l’attenzione alle parole, al loro uso e al loro abuso, che a pagina107
la fa esclamare “Da parte mia un sospiro fondo: come con le parole si
complica il vivere!”
Maria
Luisa Bressani intreccia alcuni fili di una storia molto più ampia e la
biografia finale ci aiuta a conoscerla meglio; eppure il bello di questo libro
è la possibilità di sentirsi veramente parte della sua storia. Dalle pagine
affiora il desiderio di essere scoperti e amati, perché possiamo conoscere la
vita, i pensieri e gli ideali di una persona, ma tutto cambia quando è questa
persona a raccontarci della propria vita: entriamo in confidenza. L’intimità è
sempre fonte di spunti e di grandi lezioni. Non ci sarà mai nulla di definitivo
da dire sulla vera natura di chi scrive né sulla vera natura dello scrivere, ma
si può avvicinare una scrittrice e la sua scrittura.
Così
è, si scrive perché c’è qualcosa dentro che vuole uscire e rimanere nel
“ricordo che lasciamo”, citando la conclusione di questo attraente libro
autobiografico.
Marcella Rossi Patrone è autrice con Pietro Risso di Nervi,
Sant’Ilario, Quinto ieri e oggi, e con Teresa Wendler della Brief
History of
Nervi (for courious and captivated
tourists).
LORENZA ROCCO
SILARUS
n.334 anno LIX marzo/aprile 2021
Con la rivista Sìlarus ho un legame
affettivo in quanto pubblicò il mio primo racconto nel 1977, mi tributò il I
premio per la narrativa – Trofeo Sìlarus nel 1982 e la targa mi fu portata a
Milano, dove vivevamo in quel momento, dal fondatore Italo Rocco. Poi ebbi un
bel dialogo con la figlia Maria Paola e l’anno passato mi fu dato il 3° premio
sempre per la narrativa con il racconto
La forza dell'abitudine (scritto quando avevo 19 anni). Così sono più che grata
per questa recensione della figlia Lorenza, una saggista di non comune valore.
Non solo, conto di riprendere il libro
di poesie Il canto dell’Umanità del padre Italo per recensirlo e lo farò a
breve.
22/12/2021 Maria
Luisa Bressani:addio al giornalismo: mai pennivendola non soffriva di
grafomania compulsiva. Ha collaborato anche con Il Le...
anale
d'informazione senza pubblicità, indipendente e non a scopo di lucro L
Tel.
350.1018572 a bloa@trucioli.it
ANNO IX NUMERO 24
DEL 18 FEBBRAIO 2021
Maria Luisa Bressani, addio al giornalismo: mai
pennivendola non soffriva di
grafomania compulsiva.
Ha collaborato
anche con Il Le timbro
per l'ultima volta ha voluto diffondere il suo agile
libretto opportunamente titolato 'Nel tempo'. Maria Luisa Bressani, laureata in
lettere classiche, già docente al Liceo Doria e diplomata in Giornalismo
all'Università Cattolica di Milano, ha collaborato con i quotidiani Il Giorno,
Il Cittadino, Il Giornale, ll Corriere Mercantile di Genova, ma anche a
settimanali storici diocesani: Il Letimbro e La Trebbia (notizie di Bobbio e
dintorni).
di Benito Poggio
Con una
collana di racconti
L'addio al
giornalismo
di Maria
Luisa Bressani
Autore: Maria Luisa Bressani
Titolo: Nel tempo
Editore: Youcanprint
Nel capolavoro del Decadentismo europeo, “A rebours” (In controcorrente o A ritroso), quasi in chiusura del XIV capitolo,dopo averne descritto i libri della sua preziosa biblioteca, l’autore Huysmans fa sospirare il protagonista Des Esseintes così: “Dio mio! Dio mio! Come
sono pochi i libri che si possono rileggere!”
A me pare che l'esclamazione citata sia ancor più valida oggigiorno.
Eppure si continuano a scrivere e a pubblicare migliaia di libri ogni anno:
libri che, stando alla cruda realtà delle statistiche, pochi
comprano e pochi leggono e tantomeno... “rileggono”. È verità arcinota:
tutti gli Italiani si piccano di saper scrivere e, colpiti o meglio: affetti da
grafomania compulsiva, si sentono scrittori.
Per giunta si sono messi in tanti – in troppi, forse! – (Enti
radiotelevisivi, Case editrici grandi e piccole, Istituzioni culturali d’ogni
sorta)
a titillare la smania di scrivere (“voluptas scribendi o meglio: libido
scribendi” dice chi parla colto e sa il latino!) che si cela in ognuno, sovente
assecondata dalla promessa dipubblicare... ovviamente previo salasso ed esborso
di un bel gruzzolo di euro!
Allora c’è proprio da far grande festa quando c’è chi – dopo aver trascorso
un'intera vita a scrivere per professione – raccoglie le sue esperienze di vita
vissuta e le presenta in pubblico... al pubblico, annunciando, graziaddio!, di
voler smettere definitivamente di scrivere,
di porre fine – e per sempre – ad una lunga carriera, non di pennivendola
al servizio di questo o quel padrone, ma di impegnata e libera giornalista.
Chi è colei che pubblicamente ha fatto simile scelta temeraria?
È Maria Luisa Bressani, laureata in Lettere classiche, già docente al Liceo
D'Oria e diplomata in Giornalismo all’Università Cattolica di Milano, per non
citare la sfilza di altri numerosi titoli, a suo dire, acquisiti e “sudati” con
leopardiano studio “matto e
disperatissimo” e soprattutto... senza spinte né raccomandazioni.
Ebbene, dopo lunghi anni di collaborazione a Il Giorno, Il Giornale, Il
Cittadino, Corriere Mercantile, ai settimanali diocesani: Il Letimbro (della
diocesi di Savona-Noli) e La Trebbia (notizie di Bobbio e dintorni) e ad altri
periodici, ha deciso volontariamente di appendere, come si suol dire, la
penna... al chiodo e fare basta.
Prima però, e – si badi bene – “per l’ultima volta”, ha voluto diffondere
un suo agile libretto, opportunamente titolato “Nel tempo”,
presentato con austera professionalità, data la serietà e la profondità degli
argomenti ivi trattati, dal filosofo del linguaggio Giuseppe Benelli, docente
dell’Università di Genova.
L’avvenimento, di particolare rilevanza, ha avuto luogo nell'ampio salone
di Palazzo Spinola davanti ad un nutrito pubblico di scelte
personalità, colleghi della stampa, cari amici, parenti e nipotini
compresi.
Notati tra le personalità presenti all’incontro il noto giornalista Giorgio
Bubba, il preside e storico della letteratura italiana Renato
Dellepiane, le poetesse e scrittrici Piera Bruno e Rosa Elisa Giangoia, la
grafologa Maria Teresa Morasso, et al.
Di valore, pur se senza pretese, il libretto, dato in omaggio, oltre ad
illustrare in chiusura la sua lunga ed apprezzata carriera (ben
illustrata ai presenti anche dal presentatore), contiene – per usare un
termine giornalistico – quattordici “pezzi” significativi che si
sviluppano, così sono definiti nell’opera, in altrettanti sapidi “racconti”
strettamente fusi con la vita stessa dell'autrice, su temi densi di sapere e
dal sapore profondamente umano e intensamente religioso: dall’orrore di
Auschwitz in apertura fino all’incontro conclusivo con la figura di Lucifero.
Una recensione non può anticipare né svelare i contenuti: toglierebbe gusto
e sorpresa ai lettori; si limita, pertanto, a segnalare un’opera autenticamente
viva ed espressiva, nella quale le parole e i fatti non sono scritti mai a
caso, ma soppesati e meditati pagina dopo pagina.
Non si creda, però, si tratti solo di episodi di vita vissuta sempre
affrontata con la dovuta determinazione, il libro è disseminato di
profonde riflessioni che mettono in luce la personalità di un’autrice di indubbio valore e di consistente perspicacia che ha
scelto
autonomamente il silenzio.
E per questo
suo estremo “stop writing” è da
ammirare e ringraziare.
*Maria Luisa
Bressani, Nel tempo, Youcanprint
Benito
Poggio
Quanto al
cagnolino nella foto, non è il mio come pensava il Prof. Poggio che l’aveva scritto
sotto di essa ma di mia figlia Ida e della mia nipotina Lidia.
La foto
esprime però la mia gioia per “il cagnolino ritrovato”. E questa è la storia.
“Mia
figlia, che vive a Milano, aveva preso circa cinque anni or sono, un piccolo
chihuahua e una volta che venne a Genova poiché al mattino dormivano tutti
pensai di scendere per fargli fare pipì ma era così piccolo che non riuscivo a
mettergli il guinzaglio.
Passò una
ragazza con un enorme cane e le chiesi se mi sapeva aiutare. Però quando feci
per darle il cagnolino chiamato Leon (abbreviazione di Leonida) questi prese
una fuga velocissima ed io mi misi all’inseguimento superata da un signore
(viene spesso sotto casa mia per portare le verdure che coltiva ad una sorella
che abita nei pressi) anche lui messosi ad inseguire.
Il cagnolino imboccò -in
mezzo alla strada- la trafficatissima Corso Europa e al primo semaforo quel
signore che, più veloce, mi aveva preceduto, mi disse: “Guardi che una
signorina ha fermato l’auto e l’ha spinto in questo complesso”.
Si trattava di un paio di
palazzi con giardinetti e aiuole. Mi misi a chiamare il cagnolino ed una donna
s’affacciò da un primo piano dicendomi: “Lo vedo, è qua sotto”, ma Leon da me
non si faceva vedere.
Scese anche un ragazzo con
due enormi cani chiedendomi se potesse aiutarmi e gli risposi: “Meglio di no,
perché chissà dove scappa…” Poi telefonò mia figlia e quando mi sfuggì cosa era
successo arrivò di corsa anche lei con la nipotina. Quando chiamò Leon questi
si alzò sulle zampine dietro il cordolo di un’aiuola e lei lo prese subito.
Poi andammo al Bar Chicco
dove fanno ottimi gelati, e che non è lontano da casa, felici per il pericolo
scampato.
Ora quando Leon mi vede mi fa le feste come a nessun altro ed io scherzo: “Sono l’unica che gli ha fatto assaporare la libertà”.
Per finire una foto della
nipotina Lidia, da piccola, addormentata con Leon e poi Lidia un po’ più grande
che lo abbraccia