INDICE

 

1)   Invito a presentare al Lyceum

2)   I 90 anni del Lyceum a Genova

3)   Locandina Circolo Ufficiali per presentazione

4)   Power point con 29 diapositive

5)   Spiegazione di alcune diapositive

 

 

 

 

 

Per la presentazione di Genova, su invito del Lyceum e presso il Circolo Ufficiali, ho pensato di proiettare qualche immagine di Trieste, Zara e della mia famiglia (le eccellenze, diciamo così).

 

 E per presentare il Lyceum del cui invito mi sono sentita molto onorata tanto più che Vincenzo Longo, marito della attuale presidente Clara Rubbi, fu mio correlatore alla mia tesi di laurea con il prof. Enrico Turolla, allego un piccolo articolo per i suoi 90 anni a Genova, scritto per il Settimanale diocesano.

                                         

I 90 del Lyceum a Genova

 

Festa grande per i 90 anni del Lyceum genovese. Sarà presente l'olandese Eltje T. Brill-Meijer, presidente internazionale. Clara Rubbi che dal '97 presiede il Club di

Genova ricorda con humour una frase di Cerofolini: "Regni sono per la durata le vostre presidenze!"

Il primo Lyceum nacque, con carattere apolitico e internazionale, a Londra nel 1903 ad opera della scrittrice-giornalista Constance Smedeley. Il nome si riferisce al greco Lykaion, luogo del tempio di Apollo ad Atene riservato alla conoscenza delle Arti: Letteratura, Pittura. Musica. Oggi i Club italiani sono a Firenze, Cremona, Napoli, Catania, cui si può aggiungere Lugano, in quanto italofono.

Nel mondo sono arrivati anche a più di una cinquantina.

A Genova il Lyceum fu inaugurato, sotto il patronato di Mafalda di Savoia, il 28 febbraio 1921 nel Salone della Società di Letture e Conversazioni Scientifiche con un discorso di Lauretta Renzi, consorte del noto filosofo.

Prima presidente Bice Scribanti Ravizza fino al 1952, poi Jole Ghersi già presidente ell'Istituto Laura Di Negro Spinola, quindi per vent'anni Minnie Alzona.

La scrittrice era orgogliosa di questa sua attività "creativa" di pubbliche relazioni e tra i conferenzieri per i 50 anni del Lyceum ricordò: Bassani, Berto, Bevilacqua, Bo (Carlo), Crovi, Falqui, Gervaso, Goldoni (Luca), Longo (Giuseppe), Montanelli, Piovene, Prisco, Streheler, Vigorelli, Sgorlon; donne scrittrici come Lalla Romano, Camilla Salvago Raggi, Beatrice Solinas Donghi, Elena Bono, Piera Bruno...

"Allora le socie iscritte erano trecento, alta la quota d'iscrizione per cui potevamo offrire il viaggio, la cena e l'albergo. Ora le socie sono una sessantina, tanti gli altri luoghi d'incontro: Berio, Ducale, Fnac, Borsa, però nostro 'blasone' - commenta Rubbi - nessun magistrato o medico o scienziato invitato mi ha detto no, anzi è lunga  la lista d'attesa".

Ricorda un momento alto della sua presidenza quando Giovanni Meriana, assessore alla cultura in Comune, finanziò un Concorso tra Associazioni femminili per iniziative per la donna. Il Lyceum propose tavole rotonde su "Diritti e doveri, arte e piaceri". Sul primo tema parlarono Dimitri, Pighetti, Profumo; Millu sulle donne nella tradizione ebraica, Tassinari nella tradizione Tuareg, Galeppini su "famiglia e religione". Ci furono conferenze su "donne  e musica" con Marco Jacovello relatore sulle poche compositrici, su "donne e pittura" con Anna Merlotti. E il piacere?

Come gusto della moda portò al Lyceum le ragazze del Deledda e i loro abiti". Per questo anniversario il Lyceum genovese ha ricevuto da Napolitano una medaglia e il patrocinio della Regione Liguria.

Tra le sezioni splendidamente attiva la musicale; dal 1972 Edda Magnaterra guida la filantropia, che ogni anno organizza una giornata di beneficenza per situazioni di vero disagio.

Dell'affascinante conoscenza delle Letterature straniere si occupa Silvana Canevelli, vice-presidente a Genova ed anche presidente nazionale; le mansioni di segreteria sono affidate al bel nome di Rosa Elisa Giangoia.

Lunga vita dunque al Lyceum: non è mai stato sopravvivenza di un'arcadia ma ampia e vitale circolazione d'idee.

 

Purtroppo alla presentazione di Alla mia Trieste essendo mancata il giorno prima la carissima amica Edda Magnaterra il Lyceum sospese l’incontro che tenni lo stesso non potendo annullare gli inviti e il Power Point opera del mio nipotino Stefano mi aiutò grandemente in quel momento tristissimo.

 

Riuscii a tenere la presentazione grazie alla disponibilità del T.Colonnello Marco Chiacchierini che dirige il Circolo Ufficiali dove ora il Lyceum di Genova tiene le sue presentazioni.

Ecco le immagini che presentai in quell’occasione che riguardano Trieste, Zara ed alcune “eccellenze” della mia famiglia d’origine.

 

 

 

 

 

 

 

 

Per aprire il power point clicca sopra.

 

Delle 29 diapositive ne voglio illustrare alcune.

Sulla prima diapositiva occorrono due parole di spiegazione: è una delle tre cartoline che acquistai in quei pochi giorni a Trieste, la mia città natale, dove mio padre il 26 ottobre 1954 per il ritorno all’Italia ci aveva portato per quell’occasione di festa di popolo e grande festa italiana. (Nella cartolina, l’unica che ho conservato avendo regalato le altre due quando mi capitò di sentir parlare di Trieste a Genova e in modo che mi entusiasmò ma è cosa che non succede spesso, si vedono il Castello di Miramare e il Monumento dei Caduti presso la Cattedrale di S. Giusto).

La n. 2 che riguarda l’arrivo delle navi a Trieste al Molo Audace, il 26 ottobre 1954, come già era avvenuto nel 1918: folla straripante, io ragazzina di 12 anni c’ero e fu una grandissima emozione.

 

Il Castello di Miramare è citato in una leggenda trentina da Il Regno dei Fanes di C.F. Wolff “La fanciulla di Giralba” che riguarda origine e leggenda del Lago di Misurina. L’inizio della leggenda riporta una credenza popolare: quando una madre, che partorisce, muore nel giorno in cui dà alla luce la sua creatura, ha modo di sapere cosa le accadrà. Vede infatti un pesce che regge in bocca una pergamena e su questa, che srotolandosi racconta la vita del nascituro, campeggia il Castello di Miramare: è un senjal partenop (un segno di malaugurio). D’altra parte chi abitò quel Castello da Massimiliano d’Asburgo, che lo fece costruire e morì in Messico, al Duca d’Aosta non ebbe buona sorte.

La n.3 –bellissima!- dove alla partenza delle truppe alleate in treno l’americano James solleva fino all’altezza del finestrino la triestina Graziella: si sposarono qualche mese dopo e anni dopo furono intervistati per Gente di Edilio Rusconi.

Queste due foto sono tratte da Trieste 1954 del reporter triestino Ugo Borsatti che ha regalato il suo Archivio di foto alla città di Trieste. Il libro è stato pubblicato nel 2004 con Lint, ma nel 2001 sempre con Lint è di Borsatti il secondo volume della Collana Il Filo: Croazia 1944. Borsatti, giornalista pubblicista dal 1965, vi narra delle sue vicende di 17enne: dal lavoro coatto sotto i tedeschi, alla cattura da parte degli Jugoslavi, alla deportazione a Delnice, i lavori forzati, le fughe, le sevizie…

La Collana che prende il nome da una frase di Flaubert: “…le perle non fanno la collana, è il filo…” inizia con il libro Trieste, ah, Trieste di Fulvio Anzellotti  (nipote di Italo Svevo ed imprenditore di una fabbrica di vernici) che consegnò il manoscritto a Valerio Fiandra, direttore editoriale della Lint quando ormai sapeva di dover morire (libro quindi tutto incentrato sulla verità della vita e sul piacere degli ultimi atti o piaceri di questa come anche il fumare una sigaretta). Di Borsatti è il secondo titolo e poi come quinto arrivano Le lettere d’amore e di guerra (che ho tratto dall’epistolario dei miei genitori. Dal 1934 al 45  1000 lettere che ho donato all’Archivio di Pieve Santo Stefano dove il manoscritto risultò tra i finalisti nel 2002, epistolario che è stato utilizzato per alcune tesi universitarie). Le Lettere ebbero due edizioni, nel 2003 e nel 2006.

      

                     Guido Bressani medaglia d’oro

                  (1940 Canale di Caso)

 

 La n.4,5,6,7 riguardano  i Bressani, mia famiglia d’origine, in alcune “eccellenze”. C’è la foto del 1934 dei miei nonni, molto distinti. Gisella e Luigi, cavaliere del Regno, con i tre figli Gero (Ruggero, il più piccolo) bersagliere in guerra, poi alle Assicurazioni Generali di Trieste. Lo zio giovane morì d’infarto il giorno del mio matrimonio a Nervi di Genova nel 1964 e grazie alla delicatezza di sua moglie, zia Bruna, lo seppi solo al ritorno dal viaggio di nozze.

Gigi (Luigi) il figlio maggiore, laureato in legge ma, avendo vinto un concorso, professore di Storia e Filosofia per 50 anni prima al Dante di Trieste e poi al Fermi, Edi (Edgardo, mio padre, il secondogenito) che capitano di artiglieria in guerra è stato Direttore alle Imposte Dirette di Genova e promosso a Direttore generale a Trieste, incarico che però non rivestì mai perché allora si dimise.

Quindi la foto di Guido Bressani, ufficiale osservatore, medaglia d’oro, che s’inabissò con il primo Mas nel Canale di Caso nel 1944. Mio cugino Andrea, ingegnere ed appassionato di musica grazie all’educazione della madre, della famiglia sarda dei marchesi Cao, direttrice al Conservatorio di Bologna, non ha mai conosciuto il padre perché è nato dopo.

Quindi un altro giovane Bressani, ardente e sportivo, Lorenzo nipote di zio Gero, che vinse la Barcolana nel 2002.

La n. 10 è una foto suggestiva di Piazza dell’Unità dove ha sede il Comune e mi è stata inviata dal sindaco Roberto Dipiazza, all’uscita del libro Alla ‘mia’ Trieste che gli inviai dato che è sulla barca del sindaco che mio nipote Lorenzo vinse la Barcolana.

La n. 16 è una cartolina di Enrico Halupca che impaginò per Lint il libro delle Lettere dei miei genitori e che è autore di pubblicazioni con splendide foto come Le Meraviglie del Carso (durante l’impaginazione mi corresse un errore e gliene sono grata in quanto in fondo io poco conosco Trieste avendovi vissuto solo due anni, 1946/48, quando a metà della mia prima elementare ci trasferimmo a Genova). In questa cartolina campeggia il Castello di San Giusto coperto dalla vite vergine rossa che poi fu tagliata e non più lasciata ricrescere per far respirare le pareti e quindi per una miglior conservazione. Però così è stata distrutta una delle immagini più suggestive di Trieste.

La n. 19 riguarda la tomba Stuparich (entrambi i fratelli medaglie d’oro e Giani fu insegnante di Laura Boschian in quanto ritornò vivo dalla guerra).

 

La n. 23 è una drammatica foto di Zara bombardata

La n. 24 è la tomba Vlahov a Zara con il dolente angelo della pietà. Dato che una cugina prima di mio padre aveva sposato Roberto, il secondo dei tre fratelli Vlahov e ne ho sempre sentito parlare in casa, ho poi rintracciato per intervistarlo per il Giorno del Ricordo 2005 Riccardo Vlahov, figlio di Ramiro, il fratello più giovane. Riccardo con Maria Luisa Masetti ha pubblicato nel 1987 per conto dell’Istituto per i Beni Culturali della Regione Emilia Romagna La Fotografia. Tecniche di conservazione e problemi di restauro, libro considerato pietra miliare nella ricerca, su basi scientifiche, della conservazione e restauro di foto d’arte.  

Mi ha mandato le foto n.25, 26, 27 della Distilleria Zara di cui era ben noto l’Amaro e nella 26 si ammira anche lo stemma. La Distilleria fu famosa per la produzione dell’Amaro Zara.